Sodio sierico come indice di rischio per l’invecchiamento biologico accelerato, malattie croniche e mortalità prematura

A causa del rapido invecchiamento della popolazione mondiale, la medicina preventiva è una delle principali sfide sulle quali la comunità scientifica si sta focalizzando.

 

Un nuovo campo di ricerca della geroscienza mira a sviluppare interventi sicuri, pratici e ampiamente disponibili volti a combattere l'invecchiamento: il motore comune delle malattie croniche

I risultati accumulati suggeriscono come la prevenzione abbia un effetto sulla qualità della vita e la riduzione dei costi dell'assistenza sanitaria sostanzialmente di maggiore impatto rispetto alla cura di una singola malattia da curare. 

 

Lo studio preso in esame testa l'ipotesi che un'idratazione ottimale, misurabile attraverso la concentrazione di sodio sierico, possa rallentare il processo di invecchiamento

 

L'ipoidratazione si verifica quando un basso apporto di acqua o un'elevata perdita di acqua provocano una diminuzione del contenuto di acqua corporea e un'elevata tonicità del plasma.

 

Questa ipotesi è stata ispirata da precedenti studi sui topi in cui la restrizione idrica per tutta la vita, aumentando il sodio sierico di 5 mmol/l, ha mostrato un accorciamento della durata della vita degli animali di 6 mesi, corrispondenti a circa 15 anni di vita umana. La durata della vita ridotta è stata accompagnata da cambiamenti degenerativi accelerati all'interno di più sistemi di organi dei topi cronicamente ipoidratati. 

 

Negli esseri umani, c'è una grande variazione nelle quantità giornaliere di liquidi consumati e sondaggi in tutto il mondo rilevano che un'ampia percentuale di persone non assuma le quantità raccomandate di liquidi risultando ipoidratate. 

 

Per testare l'ipotesi che l'idratazione possa influenzare la velocità dell'invecchiamento, il presente lavoro ha analizzato i dati dello studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC): uno studio prospettico di coorte basato su una popolazione costituita da 15.792 individui, afroamericani e uomini e donne bianchi arruolati da quattro comunità statunitensi nel 1987-1989 e seguiti per più di 25 anni. 

 

Il sodio sierico, che aumenta quando si bevono meno liquidi, è stato utilizzato come indicatore delle abitudini di idratazione dei partecipanti allo studio. 

 

Nello studio ARIC era stato osservato un aumento della prevalenza di molte malattie croniche tra le persone con sodio sierico nella parte superiore del normale intervallo di riferimento (tra 135 e 146 mmol/l). Inoltre, un'ulteriore analisi aveva identificato livelli elevati di sodio sierico come fattori di rischio indipendenti per l'insufficienza cardiaca.

 

Nelle persone sane, l'ipoidratazione si riflette in un aumento della concentrazione sierica di sodio e della tonicità del plasma. L'intervallo normale di sodio sierico, definito come l'intervallo in cui rientra il 95% della popolazione sana di riferimento, è compreso tra 135 e 146 mmol/l

 

In una persona sana, esente da patologie che compromettano la regolazione dell'equilibrio idrico ed elettrolitico, i due principali meccanismi che si attivano in risposta all'ipoidratazione sono: la sete e il rilascio dell'ormone antidiuretico (ADH). Entrambi questi meccanismi sono controllati dalla tonicità del plasma che dipende dalla concentrazione di soluti plasmatici osmoticamente attivi con sodio e glucosio tra i principali rappresentanti. 

 

Quando la tonicità del plasma aumenta a causa della diminuzione dell'assunzione di acqua, vengono attivati i meccanismi di conservazione dell'acqua compreso il rilascio dell'ormone antidiuretico (ADH) dalla ghiandola pituitaria posteriore, che agisce sul rene determinando l'escrezione di un volume inferiore di urina più concentrata. In assenza di iperglicemia o insufficienza renale, la concentrazione di sodio è il principale determinante della tonicità plasmatica rappresentando il 96%–98% del suo valore di 275–295 mosmol/kg. 

La soglia di tonicità che stimola la secrezione di ADH varia in un intervallo ristretto intorno a circa 140-142 mmol/l di sodio sierico.

 

Per testare l'ipotesi che l'idratazione abbia un effetto sistemico sui processi di invecchiamento, è stata valutata l'associazione del sodio sierico con il rischio di mortalità prematura, il tasso di invecchiamento biologico e il carico di malattie croniche

L'analisi presa in esame ha mostrato come le persone il cui sodio sierico supera i 142 mmol/l presentino un rischio maggiore di essere biologicamente più anziani, sviluppare malattie croniche e morire in giovane età.

 

Poiché la diminuzione dell'acqua corporea è la ragione più comune per l'aumento della concentrazione di sodio, questi risultati suggeriscono che per le persone il cui sodio sierico superi i 142 mmol/l, mantenere costantemente un'idratazione ottimale può rallentare il processo di invecchiamento.

 

I risultati dello studio supportano l'ipotesi che l'idratazione ottimale possa potenzialmente essere un approccio preventivo sistemico in grado di prolungare la durata della vita libera da malattie. 

 

In accordo con i dati ARIC analizati, livelli di sodio simili, >144 mmol/l, sono risultati associati a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e associati a malattie croniche entro 3-6 anni per Adulti statunitensi di età compresa tra 51 e 70 anni nel National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) 2009-2012. 

 

A causa del lungo periodo di follow-up di 25 anni, l’analisi ha dimostrato che il sodio sierico è in grado di prevedere un tasso più rapido di invecchiamento biologico e un aumento del rischio di sviluppo futuro di malattie croniche ben prima dell'età in cui le malattie croniche iniziano a manifestarsi ad alto tasso nella popolazione generale. 

 

L’analisi ha anche identificato una soglia di sodio sierico di 142 mmol/l che può essere utilizzata per identificare le persone a rischio che potrebbero beneficiare di una valutazione clinica più approfondita.

 

In sintesi, il presente studio pone in evidenza che le persone il cui sodio sierico a digiuno superi i 142 mmol/l rivelano un rischio maggiore di essere biologicamente più anziani, sviluppare malattie croniche e morire in giovane età. Questa soglia potrebbe essere utilizzata nella pratica clinica per identificare le persone a rischio. Poiché la diminuzione dell'idratazione è uno dei principali fattori che eleva il sodio sierico, i risultati sono coerenti con l'ipotesi che la diminuzione dell'idratazione possa accelerare l'invecchiamento. 

Tuttavia, sono necessari studi interventistici per dimostrare questo collegamento.

 

Link all’articolo completo https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2352396422005862