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Dieta low-FODMAP in pediatria: efficacia nei disturbi dell'interazione intestino-cervello

I disturbi dell'interazione intestino-cervello (DGBI), precedentemente noti come disturbi gastrointestinali funzionali, rappresentano una sfida clinica significativa in ambito pediatrico. Secondo recenti studi epidemiologici, questi disturbi interessano circa il 27% dei bambini, manifestandosi principalmente attraverso la sindrome dell'intestino irritabile (IBS), il dolore addominale funzionale (FAP) e la dispepsia funzionale (FD).

La complessità di questi disturbi risiede nella loro natura multifattoriale, che coinvolge alterazioni nella comunicazione tra sistema nervoso centrale ed enterico, modificazioni del microbiota intestinale e ipersensibilità viscerale. In questo contesto, l'approccio nutrizionale ha acquisito crescente importanza, con particolare focus sulla dieta a basso contenuto di FODMAP.

I FODMAP e la fisiopatologia dei sintomi

I FODMAP (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli) comprendono una categoria di carboidrati scarsamente assorbiti nell'intestino tenue. Questa famiglia include fruttani presenti nel grano e in diverse verdure, galatto-oligosaccaridi contenuti nei legumi, lattosio, fruttosio (incluso lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio), e alcoli dello zucchero come sorbitolo, mannitolo e xilitolo presenti negli edulcoranti.

Il meccanismo fisiopatologico attraverso cui i FODMAP scatenano i sintomi nei pazienti con DGBI è duplice: da un lato aumentano l'attività osmolare nell'intestino tenue, richiamando liquidi nel lume intestinale; dall'altro, raggiungendo il colon in forma non digerita, vengono fermentati dalla flora batterica locale, determinando un incremento della produzione di gas e conseguenti sintomi come gonfiore, dolore addominale e alterazioni dell'alvo.

L'evidenza clinica negli adulti e la sfida pediatrica

Negli adulti affetti da IBS, la dieta low-FODMAP (LFD) ha dimostrato efficacia consolidata. L'American Gastroenterological Association ha definito questo approccio come "l'intervento dietetico più basato sull'evidenza per l'IBS" negli adulti. Tuttavia, la letteratura pediatrica presenta dati contrastanti, con la European Society of Pediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition che conclude per l'insufficienza di dati specifici per raccomandare routinariamente l'uso della LFD nei disturbi gastrointestinali funzionali pediatrici.

Studio retrospettivo: risultati promettenti in età pediatrica

Una recente ricerca retrospettiva condotta presso l'Unterberg Children's Hospital ha analizzato l'efficacia della dieta low-FODMAP in 58 pazienti pediatrici con DGBI diagnosticati secondo i criteri di Roma IV. Lo studio ha seguito un protocollo strutturato che prevedeva una fase di eliminazione di 3-4 settimane, seguita da una fase di reintroduzione controllata con monitoraggio sintomatologico attraverso diario alimentare.

I risultati hanno evidenziato tassi di miglioramento significativamente diversi in base alla tipologia di DGBI. Nei pazienti con IBS a predominanza diarroica (IBS-D), il tasso di successo è stato del 91,6%, mentre nei pazienti con IBS di tipo misto (IBS-M) si è registrato un miglioramento nel 70% dei casi. Più modesti sono apparsi i risultati nei pazienti con IBS a predominanza stiptica (IBS-C) con il 50% di miglioramento, e nel gruppo FAP/FD con il 42,8%.

Identificazione dei trigger alimentari specifici

L'analisi dei trigger alimentari ha rivelato che i fruttani rappresentano il gruppo di FODMAP più problematico, interessando il 72,3% dei pazienti che hanno completato il protocollo. In particolare, aglio e cipolla sono emersi come alimenti scatenanti in una percentuale significativa di casi, seguiti dai cereali contenenti fruttani. Il lattosio si è dimostrato problematico nel 51% dei pazienti, confermando l'alta prevalenza di intolleranza al lattosio anche in età pediatrica.

Interessante notare come la maggior parte dei pazienti abbia evidenziato intolleranze multiple, suggerendo la necessità di un approccio personalizzato nella fase di reintroduzione alimentare. I polioli (sorbitolo) hanno interessato il 27,6% dei casi, mentre fruttosio e galattani hanno mostrato percentuali inferiori ma comunque clinicamente rilevanti.

Protocollo clinico e considerazioni pratiche

Il protocollo implementato nello studio prevedeva una valutazione multidisciplinare con gastroenterologo pediatrico e dietista specializzato. La fase di eliminazione, mantenuta per 3-4 settimane, è stata seguita da una reintroduzione graduale dei singoli gruppi di FODMAP, con monitoraggio sintomatologico attraverso diario alimentare dettagliato.

Questo approccio ha permesso di identificare con precisione i trigger individuali, consentendo la formulazione di un piano alimentare personalizzato nella fase di mantenimento. La supervisione specialistica si è rivelata cruciale per minimizzare i rischi nutrizionali associati alla restrizione alimentare in età evolutiva.

Limitazioni e considerazioni di sicurezza

Lo studio presenta alcune limitazioni metodologiche, inclusa la natura retrospettiva e l'assenza di un gruppo di controllo. Il tasso di abbandono del 19% riflette le difficoltà nell'implementazione di diete restrittive in età pediatrica. Particolarmente rilevante è la considerazione che cinque pazienti inizialmente migliorati hanno successivamente presentato recidiva sintomatologica.

L'implementazione della dieta low-FODMAP in pediatria richiede particolare attenzione agli aspetti nutrizionali. La restrizione prolungata di gruppi alimentari principali può determinare alterazioni del microbiota intestinale, con riduzione delle popolazioni di Bifidobacterium che potrebbero paradossalmente peggiorare i sintomi dell'IBS. Per questo motivo, la fase restrittiva deve essere limitata nel tempo e seguita da una reintroduzione guidata.

Prospettive future e applicazioni cliniche

I risultati suggeriscono che la dieta low-FODMAP può rappresentare un'opzione terapeutica efficace nei bambini con DGBI, particolarmente in quelli con componente diarroica. L'elevato tasso di successo nell'IBS-D (91,6%) apre prospettive interessanti per l'applicazione clinica di questo approccio nutrizionale.

Le ricerche future dovranno chiarire quali pazienti siano più suscettibili di rispondere positivamente alla LFD, esplorando la possibilità di un approccio "step-up" che preveda l'eliminazione iniziale dei soli fruttani e lattosio, semplificando la fase di eliminazione. Inoltre, sarà necessario definire i tempi minimi di osservazione per valutare il miglioramento sintomatologico e determinare se le intolleranze identificate abbiano carattere permanente o transitorio.

 

Link all'articolo: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40386329/ 

 

Per approfondire: Seminario “IBS e Dieta Low FODMAP”

https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/corsi/234