L’alimentazione intuitiva (Intuitive Eating) nelle donne in postmenopausa
La prevalenza del sovrappeso e dell'obesità, come definiti dall’OMS, è in aumento. La società occidentale promuove da sempre una cultura in cui la magrezza è considerata un ideale di bellezza.
Le persone classificate come "sovrappeso" o "obese" sono incoraggiate a raggiungere un "peso sano" standardizzato dal punto di vista medico attraverso cambiamenti nello stile di vita.
L'interiorizzazione dell'ideale socioculturale della magrezza e il confronto con questo ideale irrealistico possono portare gli individui, e in particolare le donne, a sviluppare un'immagine corporea negativa.
Le donne classificate come "sovrappeso" hanno anche maggiori probabilità rispetto alle donne all'interno dell'intervallo dell'indice di massa corporea "sano" di soffrire di insoddisfazione corporea.
Il sovrappeso percepito è associato al desiderio di perdere peso e a una maggiore probabilità di impegnarsi in tentativi di perdita di peso. Sfortunatamente, le diete dimagranti restrittive hanno spesso risultati deludenti e conseguenze potenzialmente indesiderabili sulla salute, come lo sviluppo di comportamenti alimentari patologici aumento di peso a lungo termine e aumento dei problemi di salute con l'età.
L’alimentazione intuitiva (IE), concetto che nasce negli Stati Uniti negli anni '90, promuove un modello alimentare basato su segnali fisiologici di fame e sazietà e incoraggia un rapporto sano con il cibo, l'attività fisica e il proprio corpo perseguendo l’obiettivo della salute e del benessere e non del concetto di “peso sano”.
Nel 2012 i dietologi americani Tribole e Resch proposero i 10 principi per imparare o riapprendere l’IE:
- Rifiuta la mentalità della dieta
- Onora la tua fame
- Fai pace con il cibo
- Sfida la "polizia" del cibo
- Senti la tua sazietà
- Scopri il fattore di soddisfazione
- Affronta le tue emozioni senza usare il cibo
- Rispetta il tuo corpo
- Fai esercizio – senti la differenza
- Onora la tua salute con una nutrizione gentile
L’approccio si focalizza sull’attenzione alla riduzione della mentalità dietetica e della moderazione alimentare, al miglioramento dei segnali di fame e sazietà, alla riduzione del mangiare emotivo e allo sviluppo della soddisfazione gustativa attraverso un'alimentazione consapevole.
Lo studio in analisi si concentra sulle barriere e sui facilitatori che potrebbero essere incontrati durante il processo di implementazione dell'IE in un target ben definito di donne, quelle in postmenopausa.
C'è una crescente evidenza che l'insoddisfazione del corpo persista con l'età, e che il desiderio di magrezza spinga le donne anziane a seguire diete dimagranti, allontanandole così dai principi IE.
Poiché la menopausa è spesso associata a cambiamenti fisiologici e aumento di peso, può essere considerata un periodo di vulnerabilità per molte donne che sviluppano insoddisfazione corporea e disturbi alimentari.
Queste donne presentano la stessa probabilità delle donne più giovani di sviluppare disturbi alimentari e soffrono delle conseguenze legate a queste pratiche restrittive, come carenze nutrizionali e perdita di massa magra con un aumento del rischio di sarcopenia o ridotta densità ossea.
È essenziale evitare pratiche restrittive e promuovere una dieta equilibrata in questo target di popolazione per favorire una "sano invecchiamento".
Il presente studio esplora il modo in cui le donne in postmenopausa classificate come "sovrappeso" o "obese" sperimentino l'implementazione dell'IE nella loro vita quotidiana, concentrandosi sulla descrizione delle barriere e dei facilitatori incontrati durante questo processo.
I risultati di questa ricerca qualitativa hanno dimostrato un'accettazione generalmente buona dell'approccio IE da parte dei partecipanti, sebbene la sua attuazione sia stata impegnativa. Rispetto alle molte diete dimagranti che avevano seguito nella loro vita, le donne hanno percepito l'IE come un approccio radicalmente diverso. Il processo di implementazione dell'IE le ha aiutate a gestire e integrare i segnali di fame e sazietà nella loro vita quotidiana, a scoprire l'importanza della soddisfazione alimentare e ad accettare il proprio corpo.
Le interviste hanno evidenziato lo sviluppo dello scetticismo sulle diete dimagranti dopo aver sperimentato la ripresa del peso, facilitando l'accettazione di IE e la sua implementazione.
È quindi importante che i terapisti guidino i loro pazienti attraverso una valutazione critica delle diete dimagranti per aumentare questo scetticismo. Rifiutare la “mentalità dietetica”, perché la speranza di trovare una nuova e migliore dieta dimagrante può rafforzare il controllo mentale della propria alimentazione, a discapito degli spunti legati al cibo e costituire quindi un ostacolo al processo di attuazione di IE.
Mentre alcune donne dello studio hanno deciso di abbandonare le diete dimagranti, la maggior parte ha mostrato una persistenza ambivalenza sull'evitare il comportamento dietetico perché si sono trovate di fronte a notevoli problemi di peso e al confronto con ideali socioculturali irrealistici di magrezza.
Un passo essenziale nell'implementazione dell'IE è quindi imparare ad accettare il proprio corpo e lavorare sugli obiettivi e sulle aspettative di perdita di peso per sviluppare un rapporto pacifico con il cibo.
Ulteriori barriere sono state rappresentate da:
- schemi sociali, inclusi gli obblighi familiari e gli orari da seguire, nonché l'influenza degli altri, che hanno portato molte di loro a mangiare senza fame o a superare la loro sazietà. Di conseguenza, potrebbe essere consigliabile fare affidamento sull'anticipazione dei bisogni per facilitare la gestione degli alimenti: "appetito predittivo” o “fame pratica”, rimanere pratici riguardo al proprio ritmo alimentare e anticipare i momenti in cui non è possibile mangiare. In questi casi, sarebbe meglio mangiare un piccolo spuntino quando se ne presenta l'occasione, anche se la fame è bassa, piuttosto che aspettare che la fame si intensifichi per poi abbuffarsi al pasto successivo. In pratica, imparare a gestire i segnali di fame e sazietà con un processo graduale. Questi segnali devono prima essere vissuti e poi integrati nella propria vita quotidiana
- l'interiorizzazione degli standard sanitari che incoraggiano i partecipanti a raggiungere un "peso sano" che aumenta la convinzione che il peso sia principalmente controllabile attraverso la dieta e l'attività fisica, aumentando così la responsabilità personale di essere classificati come 'sovrappeso' o 'obesi'. Ciò può incoraggiare la dieta se il proprio peso non soddisfa i criteri di peso standardizzati. Gli specialisti dovrebbero quindi fare attenzione a non utilizzare un discorso sulla salute incentrato sul peso quando accompagnano i pazienti attraverso il processo di implementazione dell'IE, ma concentrarsi invece su un discorso di miglioramento della salute e del benessere in toto
- l'elevata prevalenza di alimentazione emotiva nelle donne in regime di dieta dimagrante. Cercare distrazione o inibire le proprie emozioni attraverso il cibo può portare a una disconnessione dai propri segnali di fame e sazietà. In ogni caso, identificare i fattori scatenanti del mangiare emotivo e accettare le proprie emozioni sono i primi passi per ridurre il mangiare emotivo. L'identificazione e l'accettazione delle proprie emozioni rappresentano un passo necessario nell'attuazione dell'IE così come lo sviluppo dell'autoaffermazione.
Link all’articolo completo https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/20551029231157515