VLCKD per migliorare la funzione ovarica in donne obese

La dieta di tipo occidentale, caratterizzata da un alto contenuto di zuccheri, grassi saturi e proteine
animali, aumentando lo stato di infiammazione e lo stress ossidativo dell’organismo, può influenzare
negativamente la capacità riproduttiva. 

 

Ovvero si mostra responsabile di alterazioni del ciclo mestruale, con ridotta produzione di progesterone e ormone anti-mülleriano (AMH) nonché di un
maggior numero di follicoli antrali e meno blastocisti.


L'insulino-resistenza innescata da questo tipo di regime alimentare, è uno dei fattori che aggravano
la qualità e la maturazione degli ovociti e danneggiano la fertilità femminile.


La Dieta Mediterranea, una dieta con alimenti a basso indice glicemico, ricca di grassi mono e polinsaturi, e che favorisce le
proteine vegetali, sembra  sia indicata per le donne obese e in sovrappeso che desiderano una gravidanza per migliorare le disfunzioni endocrine del sistema
riproduttivo.


Attualmente anche un particolare protocollo nutrizionale, che sta diventando sempre più popolare per promuovere la perdita di peso, si sta rivelando migliorare le condizioni della fertilità: la dieta
chetogenica, caratterizzata da marcata restrizione dell'assunzione giornaliera di carboidrati 

(<30 g/al giorno, cioè il 13% dell'energia totale) e un apporto proporzionale di grassi (circa il 44%) e proteine (circa il 43%).


Inducendo lo stato di chetosi, la KD porta alla riduzione dell'appetito, aumenta la sensibilità
all'insulina, riduce la sintesi lipidica, riduce le vie infiammatorie, proteggendo dallo stress ossidativo,
inducendo genesi mitocondriale.


Stress ossidativo e le disfunzioni mitocondriali nelle donne con PCOS sono responsabili di: ridotta
sintesi della globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG), stato infiammatorio cronico, scarsa
qualità degli ovociti, aumento della produzione di androgeni e ridotta produzione di
progesterone.


Lo studio discusso, eseguito tra il Gennaio 2021 e il Gennaio 2022 presso l’Università di Catania,
con la collaborazione dell’Università di Catanzaro, ha valutato l'impatto a 3 mesi della VLCKD, dieta
chetogenica a bassissimo contenuto calorico, sui livelli di AMH (Ormone Antimulleriano, marcatore di qualità della riserva
ovarica), livelli di progesterone al 21° giorno del ciclo mestruale (marcatore di adeguatezza della
fase luteale) e livelli di SHBG (rischio metabolico prognostico marcatore per lo sviluppo del diabete
mellito di tipo 2 (T2DM)) in una coorte di donne obese non diabetiche con PCOS e mestruazioni
regolari.


Dopo tre mesi di VLCKD si sono registrati:
• una significativa perdita di peso,
• un aumento significativo dei livelli di progesterone al giorno 21 del ciclo mestruale, ottenendo
un miglioramento della disfunzione ovulatoria
• il valore di AMH si è ridotto significativamente, normalizzandosi per età, indicando un
miglioramento del tasso di ovulazione, dovuto sia
• all'aumento di SHBG (con riduzione degli androgeni biodisponibili) sia
• alla riduzione dei livelli di insulina (e conseguente miglioramento della pulsatilità di LH e
ulteriore riduzione degli androgeni).


Link all’articolo completo: https://www.mdpi.com/2072-66

 

APPROFONDIMENTO ONLINE

https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/courses/341

 

https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/courses/339