L'asse intestino-fegato e il microbioma: un nuovo approccio alla prevenzione del carcinoma epatocellulare
Il carcinoma epatocellulare (HCC) è una delle principali cause di mortalità per cancro a livello globale, con una sopravvivenza a 5 anni stimata intorno al 20%.
L'HCC si sviluppa spesso in contesti di malattie epatiche croniche, tra cui la steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e la steatoepatite non alcolica (NASH), patologie che stanno diventando fattori di rischio predominanti.
Recenti ricerche suggeriscono che il microbioma intestinale svolge un ruolo cruciale nell'evoluzione di queste malattie verso il cancro epatico.
NAFLD e HCC: un legame emergente
Con un tasso di prevalenza globale compreso tra il 25% e il 30%, la NAFLD è diventata una delle principali cause di disfunzione epatica. Il passaggio da NAFLD a NASH, caratterizzato da infiammazione epatica e fibrosi, aumenta il rischio di cirrosi e HCC.
Sebbene solo una piccola percentuale di pazienti con NAFLD sviluppi HCC, l'ampia diffusione della malattia la rende un'importante sfida sanitaria.
L’asse intestino-fegato, una rete bidirezionale di comunicazione mediata dal flusso ematico portale, gioca un ruolo cruciale in questa progressione.
Alterazioni del microbioma intestinale possono influenzare negativamente l’omeostasi epatica, contribuendo allo sviluppo di un microambiente infiammatorio e tumorigenico.
Il microbioma intestinale e l'HCC
Gli squilibri del microbioma intestinale sono stati associati alla progressione delle malattie epatiche croniche. Nella NAFLD e nella NASH, le alterazioni del microbioma contribuiscono a:
Aumento della permeabilità intestinale: Il fenomeno del “leaky gut” permette il passaggio di microrganismi e molecole pro-infiammatorie al fegato, dove scatenano risposte immunitarie.
Questa permeabilità compromessa è strettamente legata alla riduzione delle proteine di giunzione stretta come la zonulina, che regolano l'integrità della barriera intestinale.
Produzione di metaboliti dannosi: I batteri intestinali producono acidi biliari secondari e metaboliti tossici come il lipopolisaccaride (LPS), che attivano recettori toll-like (TLR) nel fegato, innescando processi infiammatori e fibrotici.
Questi metaboliti non solo danneggiano il tessuto epatico ma alterano anche le vie di segnalazione oncogeniche.
Disbiosi e risposta immunitaria: La perdita di batteri benefici come Bifidobacterium e Lactobacillus è correlata a un microambiente immunosoppressivo nel fegato, riducendo l’efficacia della risposta immunitaria antitumorale.
Al contrario, la proliferazione di batteri patogeni come Klebsiella pneumoniae può contribuire alla progressione tumorale.
Strategie di intervento basate sul microbioma
Le recenti scoperte aprono la strada a interventi mirati al microbioma per prevenire la progressione della NAFLD verso l'HCC. Tra le strategie emergenti:
Probiotici e prebiotici: L'uso di probiotici, come Akkermansia muciniphila, ha dimostrato di migliorare la barriera intestinale e ridurre l’infiammazione epatica in modelli preclinici. Alcuni ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium sono stati associati alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), che hanno effetti antinfiammatori e protettivi sul fegato.
Trapianto di microbiota fecale (FMT): Studi clinici suggeriscono che il FMT da donatori sani possa ripristinare l'equilibrio del microbioma nei pazienti con NAFLD, migliorando i parametri epatici e metabolici.
Questo approccio potrebbe ridurre l'infiammazione e migliorare la sensibilità insulinica.
Modulazione degli acidi biliari: Gli acidi biliari, regolati dal microbioma, giocano un ruolo cruciale nell’omeostasi epatica.
Farmaci che modulano il metabolismo degli acidi biliari, come gli agonisti del recettore FXR, potrebbero offrire nuove opportunità terapeutiche per ridurre la fibrosi e il rischio di HCC.
Ruolo dello stile di vita e della dieta
Interventi dietetici e cambiamenti nello stile di vita restano fondamentali. Una dieta mediterranea ricca di fibre può favorire la crescita di batteri benefici e migliorare l’integrità della barriera intestinale.
Studi hanno dimostrato che l’aderenza a questa dieta riduce i livelli di transaminasi epatiche, l’insulino-resistenza e i marcatori di infiammazione.
La perdita di peso del 7-10% è associata a significativi miglioramenti dell'infiammazione e della fibrosi epatica.
Programmi di esercizio fisico moderato, combinati con una dieta bilanciata, non solo riducono il contenuto di grasso epatico ma modificano positivamente il microbioma intestinale, promuovendo la produzione di SCFA benefici.
Prospettive future
La manipolazione del microbioma rappresenta una frontiera promettente per la gestione delle malattie epatiche croniche e la prevenzione dell’HCC.
Tuttavia, la grande variabilità interindividuale del microbioma richiede un approccio personalizzato.
L’integrazione di strategie basate sul microbioma con terapie farmacologiche e interventi sullo stile di vita potrebbe massimizzare i benefici per i pazienti.
Studi clinici su larga scala sono necessari per convalidare queste strategie e integrarle nella pratica clinica.
Parallelamente, lo sviluppo di biomarcatori derivati dal microbioma potrebbe migliorare la diagnosi precoce e il monitoraggio della progressione della NAFLD verso l’HCC.
In conclusione, una comprensione approfondita del ruolo del microbioma nell'asse intestino-fegato potrebbe rivoluzionare il trattamento della NAFLD e dell'HCC, offrendo nuove opportunità per migliorare la salute dei pazienti.
Link all’articolo: https://www.mdpi.com/2073-4409/14/2/84
Approfondimenti sull'argomento: https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/courses/296