Digiuno intermittente efficace quanto la restrizione calorica: nuove evidenze da 99 studi clinici
Una delle più ampie meta-analisi di rete mai condotte sul digiuno intermittente ha analizzato i dati di 99 studi clinici randomizzati, coinvolgendo 6.582 adulti, per valutare l'efficacia delle diverse strategie di digiuno intermittenteconfrontate con la restrizione calorica continua e la dieta ad-libitum. I risultati, pubblicati sul British Medical Journal, offrono una panoramica completa e sfumata di quello che rappresenta uno degli approcci nutrizionali più discussi degli ultimi anni.
Metodologia e popolazione studiata
La ricerca ha esaminato tre principali tipologie di digiuno intermittente: il digiuno a giorni alterni (ADF - Alternate Day Fasting), l'alimentazione a finestra temporale (TRE - Time Restricted Eating) e il digiuno di giorni interi (WDF - Whole Day Fasting, come la dieta 5:2). Questi approcci sono stati confrontati con la restrizione calorica continua e con la dieta ad-libitum, che rappresenta l'alimentazione libera senza restrizioni quantitative, dove i partecipanti potevano mangiare secondo le proprie preferenze e sensazioni di fame e sazietà, senza limitazioni caloriche imposte.
La popolazione studiata aveva un'età mediana di 45 anni, un BMI medio di 31,3 e comprendeva per il 66% donne. Particolarmente significativo è il fatto che l'89% dei partecipanti presentava condizioni di salute preesistenti, principalmente sovrappeso, obesità, diabete di tipo 2 o sindrome metabolica, mentre solo il 10,9% era costituito da individui sani.
Gli studi hanno avuto una durata mediana di 12 settimane, con un range che andava dalle 3 alle 52 settimane. La maggior parte degli studi (81%) era specificamente progettata per la perdita di peso, mentre il 19% si concentrava su altri parametri metabolici.
Risultati sulla perdita di peso
I risultati mostrano che tutte le strategie di digiuno intermittente e la restrizione calorica continua hanno prodotto una riduzione del peso corporeo rispetto alla dieta ad-libitum (alimentazione libera). Tuttavia, le differenze tra le varie strategie sono risultate modeste. Il digiuno a giorni alterni (ADF) ha mostrato la maggiore efficacia, con una perdita media di 3,40 kg rispetto all'alimentazione libera, seguita dal digiuno di giorni interi (WDF) con 2,36 kg, dalla restrizione calorica continua con 2,11 kg e dall'alimentazione a finestra temporale (TRE) con 1,72 kg.
Questo dato è particolarmente significativo perché dimostra che qualsiasi forma di controllo calorico strutturato, sia esso basato sui tempi di alimentazione o sulla riduzione calorica continua, risulta superiore all'alimentazione spontanea senza restrizioni. La dieta ad-libitum, infatti, tende naturalmente a portare verso un bilancio energetico positivo in ambienti obesogenici moderni, dove il cibo è abbondante e facilmente accessibile.
Particolarmente interessante è il confronto diretto tra le strategie: l'ADF ha mostrato un vantaggio modesto ma significativo rispetto alla restrizione calorica continua, con una differenza media di 1,29 kg. Questo rappresenta l'unica forma di digiuno intermittente a dimostrare un beneficio superiore rispetto alla restrizione calorica tradizionale.
Durata degli studi e sostenibilità
Un aspetto cruciale emerso dall'analisi riguarda la durata degli interventi. Negli studi con durata inferiore alle 24 settimane, tutti gli approcci di digiuno intermittente hanno mostrato benefici significativi rispetto alla dieta ad-libitum. Tuttavia, negli studi di durata pari o superiore alle 24 settimane, le differenze tra le strategie di digiuno intermittente e la restrizione calorica continua sono praticamente scomparse, pur mantenendo entrambe la superiorità rispetto all'alimentazione libera.
Questo dato solleva importanti questioni sulla sostenibilità a lungo termine del digiuno intermittente. La ricerca ha evidenziato che l'aderenza tende a diminuire nel tempo: in uno studio di 52 settimane, l'aderenza al WDF è scesa dal 74% a 6 settimane al 22% a 52 settimane. Al contrario, l'aderenza alla dieta ad-libitum rimane naturalmente elevata proprio perché non richiede restrizioni, ma questo si traduce in una minore efficacia per la perdita di peso. Solo cinque studi hanno avuto una durata di 52 settimane o superiore, limitando le conclusioni sui benefici a lungo termine.
Effetti sui parametri cardiometabolici
Oltre alla perdita di peso, la meta-analisi ha esaminato numerosi marcatori cardiometabolici. L'ADF ha mostrato i benefici più ampi, con miglioramenti in diversi parametri lipidici: riduzione del colesterolo totale, dei trigliceridi e del colesterolo non-HDL rispetto al TRE. Ha inoltre dimostrato riduzioni significative dell'indice di massa corporea e della circonferenza vita.
Tutte le strategie di digiuno intermittente hanno mostrato miglioramenti nella glicemia a digiuno e nell'indice HOMA-IR (marker di resistenza insulinica) rispetto alla dieta ad-libitum. Questo è particolarmente rilevante considerando che l'alimentazione libera, caratterizzata spesso da un intake calorico eccessivo e da pattern alimentari irregolari, tende a peggiorare questi parametri metabolici nel tempo.
Tuttavia, non sono state osservate differenze significative per quanto riguarda l'emoglobina glicata (HbA1c) o il colesterolo HDL in nessun confronto tra strategie, suggerendo che questi parametri richiedano interventi più prolungati o intensivi per mostrare cambiamenti significativi.
Sicurezza e aderenza
La valutazione degli eventi avversi ha mostrato un profilo di sicurezza generalmente buono per tutte le strategie di digiuno intermittente. Su 56 studi che hanno riportato eventi avversi, 27 non hanno registrato eventi dannosi nei gruppi di digiuno intermittente. Gli effetti collaterali più comuni sono stati di natura lieve: costipazione, nausea, fame, diarrea e vertigini.
È importante notare che questi effetti collaterali sono tipicamente transitori e tendono a ridursi con l'adattamento al nuovo pattern alimentare. Al contrario, la dieta ad-libitum non presenta effetti collaterali acuti, ma può portare a conseguenze metaboliche negative a lungo termine se non accompagnata da scelte alimentari consapevoli.
È stato riportato un solo evento grave: un episodio di ipoglicemia con caduta in un partecipante, che tuttavia ha continuato lo studio. Altri eventi minori hanno incluso casi isolati di alterazioni elettrolitiche.
L'aderenza è risultata generalmente elevata (superiore all'80%) nella maggior parte degli studi di breve durata, sebbene con una tendenza al declino negli studi più lunghi. Paradossalmente, l'aderenza alla dieta ad-libitum rimane naturalmente alta proprio perché non richiede cambiamenti comportamentali significativi.
Confronto con terapie farmacologiche
Gli autori hanno fornito un interessante confronto con le terapie farmacologiche attuali. Mentre il digiuno intermittente produce riduzioni di peso nell'ordine di 1-4 kg rispetto all'alimentazione libera, i farmaci GLP-1 come la semaglutide possono indurre perdite di peso del 10-15% (circa 8-12 kg per un individuo di 80 kg), insieme a miglioramenti significativi dell'HbA1c e del rischio cardiovascolare.
Tuttavia, il digiuno intermittente rimane un approccio non farmacologico accessibile per coloro che cercano una gestione sostenibile del peso e benefici cardiometabolici senza ricorrere a farmaci, rappresentando un'alternativa intermedia tra l'alimentazione completamente libera e l'intervento farmacologico.
Limiti e considerazioni metodologiche
La ricerca presenta alcuni limiti importanti. La certezza delle evidenze è stata classificata come moderata per la maggior parte dei confronti, con declassamenti dovuti a eterogeneità, incoerenza e imprecisione dei dati. Solo tre studi hanno confrontato direttamente diverse strategie di digiuno intermittente, limitando la forza delle conclusioni sui confronti indiretti.
Inoltre, molti studi hanno incluso campioni di piccole dimensioni e durate relativamente brevi, il che ha influenzato la precisione delle stime degli effetti. La variabilità nelle definizioni di digiuno intermittente e nei protocolli di studio ha contribuito all'eterogeneità osservata. È importante anche considerare che la qualità dell'alimentazione ad-libitum può variare significativamente tra individui e contesti culturali.
Implicazioni pratiche
I risultati suggeriscono che il digiuno intermittente può rappresentare un'alternativa efficace alla restrizione calorica continua, particolarmente per individui che trovano difficile aderire a diete ipocaloriche tradizionali o che preferiscono un approccio basato sui tempi di alimentazione piuttosto che sul conteggio calorico continuo.
La superiorità di qualsiasi approccio strutturato rispetto alla dieta ad-libitum sottolinea l'importanza della consapevolezza alimentare e del controllo comportamentale nella gestione del peso. Tuttavia, i benefici aggiuntivi del digiuno intermittente rispetto alla restrizione calorica continua sono modesti e potrebbero non giustificare la scelta di un approccio rispetto all'altro basandosi esclusivamente sull'efficacia.
La scelta tra diverse strategie dovrebbe considerare le preferenze individuali, la sostenibilità a lungo termine e la qualità di vita del paziente. Il digiuno a giorni alterni sembra offrire i maggiori benefici, ma può risultare più difficile da sostenere nel tempo rispetto ad approcci meno restrittivi.
È fondamentale che i professionisti della nutrizione considerino questi risultati nel contesto delle evidenze più ampie sulla gestione del peso, ricordando che la sostenibilità a lungo termine rimane il fattore più critico per il successo di qualsiasi intervento nutrizionale, indipendentemente dal fatto che si tratti di restrizione calorica continua, digiuno intermittente o educazione alimentare mirata a modificare i pattern di alimentazione spontanea.
Link all'articolo: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40533200/
Per approfondire:
Corso online “Digiuno intermittente / Intermittent fasting” https://scuolanutrizionesalernitana.it/corsi/338