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Ortoressia nervosa nei nutrizionisti: un fenomeno preoccupante da non sottovalutare

L'ortoressia nervosa rappresenta oggi una delle sfide più complesse nel panorama dei disturbi del comportamento alimentare, particolarmente rilevante per coloro che operano nel settore della nutrizione. Una recente revisione sistematica condotta da Ephrem e colleghi ha gettato luce su un aspetto spesso trascurato: la vulnerabilità specifica dei nutrizionisti e degli studenti di dietistica a sviluppare comportamenti ortoressici.

Che cos'è l'ortoressia nervosa?

Il termine "ortoressia nervosa" fu coniato nel 1997 da Bratman e Knight, derivando dal greco ortho (giusto, corretto) e orexis (appetito). Questa condizione si caratterizza per un'ossessione patologica verso il consumo di cibi considerati "puri" o "sani", che può trasformarsi da una semplice attenzione alla salute in un comportamento rigido e limitante.

La National Eating Disorders Association definisce l'ortoressia come un'ossessione per l'alimentazione "salutare" caratterizzata da controllo compulsivo delle etichette nutrizionali, esclusione progressiva di gruppi alimentari, incapacità di consumare cibi al di fuori di una ristretta gamma considerata "sicura", e significativo distress quando questi alimenti non sono disponibili.

Nonostante inizi come una ricerca di salute ottimale, l'ortoressia può portare a squilibri nutrizionali, complicazioni mediche e compromissione della qualità di vita, accompagnati da sentimenti di colpa, auto-disprezzo e punizione legati alle scelte alimentari.

I nutrizionisti: una categoria a rischio

La ricerca ha identificato i professionisti della nutrizione come particolarmente vulnerabili all'ortoressia nervosa. Questa vulnerabilità nasce da diversi fattori interconnessi. I nutrizionisti sono considerati modelli di riferimento per l'alimentazione sana e la gestione del peso, con aspettative sociali elevate riguardo alle loro conoscenze nutrizionali. Paradossalmente, proprio questa expertise professionale può rappresentare un punto cieco nella riconoscimento dei propri comportamenti alimentari problematici.

Il loro ruolo professionale di identificare squilibri nutrizionali e disturbi alimentari in altri può renderli meno inclini a cercare aiuto quando sperimentano difficoltà personali. Inoltre, rimane aperto il dibattito se i comportamenti alimentari disordinati rappresentino una motivazione preesistente per intraprendere studi nutrizionali, o se siano il risultato di una preoccupazione esagerata per l'alimentazione sana sviluppata durante il percorso formativo.

I dati della ricerca: prevalenze allarmanti

L'analisi di 24 studi pubblicati tra il 2006 e il 2022, condotti in 10 paesi diversi, ha rivelato dati significativi. La prevalenza dell'ortoressia tra studenti di nutrizione e dietisti varia drasticamente, oscillando tra il 12,8% e l'88,7%. Le prevalenze più elevate sono state osservate in campioni provenienti da Brasile (88,7%), Turchia (72,2%), Grecia (72%) e Giordania (68%), mentre prevalenze inferiori sono state registrate in Australia (34,9%), Italia (31,2%) e Cile (23,3%).

Questa ampia variabilità può essere attribuita alle differenze metodologiche tra gli studi, inclusi i diversi strumenti di valutazione utilizzati e i cut-off adottati per definire la presenza di comportamenti ortoressici.

L'impatto dell'educazione nutrizionale

Uno degli aspetti più intriganti emersi dalla ricerca riguarda l'evoluzione dei comportamenti ortoressici durante il percorso di studi. Alcuni studi hanno evidenziato che gli studenti di dietistica mostrano maggiori predisposizioni a sviluppare ortoressia rispetto a studenti di altre discipline come fisioterapia e psicologia. Tuttavia, altri ricercatori hanno concluso che, nonostante una tendenza più marcata alla restrizione alimentare per il controllo del peso, gli studenti di nutrizione non mostrano necessariamente aumentate tendenze ortoressiche rispetto ad altri gruppi.

Un dato particolarmente interessante riguarda l'andamento temporale dell'ortoressia durante gli anni di studio. Diversi studi hanno osservato una diminuzione dei comportamenti ortoressici nel corso degli studi nutrizionali. Le ricerche di Korinth e colleghi, de Oliveira e colleghi, e Gubiec hanno evidenziato punteggi inferiori nei test per l'ortoressia tra gli studenti più avanzati rispetto alle matricole, suggerendo un possibile effetto protettivo dell'educazione nutrizionale.

Fattori di rischio identificati

Fattori psicologici

La ricerca ha identificato complesse interrelazioni tra ortoressia nervosa, disturbi alimentari e disturbi ossessivo-compulsivi. Mentre alcuni studi hanno riportato una correlazione negativa tra ortoressia e disturbi alimentari tradizionali, altri hanno evidenziato associazioni positive, suggerendo che l'ortoressia possa rappresentare un meccanismo di copingper disturbi alimentari più gravi o una forma di transizione da anoressia o bulimia.

I professionisti ortoressici mostrano frequentemente tratti di perfezionismo e comportamenti ossessivo-compulsivi elevati. Il nevroticismo emerge come fattore di rischio significativo, poiché individui emotivamente instabili con difficoltà nella regolazione affettiva risultano più vulnerabili allo sviluppo di ortoressia.

Fattori sociali e ambientali

L'utilizzo dei social media rappresenta un fattore di rischio emergente. La frequente esposizione a contenuti relativi a diete e alimentazione "pulita" su piattaforme come Instagram è associata a maggiori comportamenti ortoressici. Il tempo trascorso su questi social network sembra correlato positivamente con lo sviluppo di ossessioni alimentari.

Le diete restrittive autogestite rappresentano un altro fattore di rischio significativo. Interessantemente, seguire diete con l'aiuto di un dietista sembra associato a un rischio minore rispetto al fai-da-te, suggerendo che le misconcezioni nutrizionali possano contribuire allo sviluppo di tendenze ortoressiche.

L'attività fisica mostra una relazione complessa con l'ortoressia. Sia la sedentarietà che l'esercizio fisico intenso (oltre 150 minuti settimanali) risultano associati a maggiori punteggi ortoressici, mentre un'attività fisica moderata sembra protettiva.

Fattori socio-familiari

Lo stato di coabitazione emerge come variabile interessante: vivere da soli o con una sola persona rappresenta un fattore di rischio rispetto alla convivenza con più persone, suggerendo un possibile ruolo protettivo del supporto sociale e della condivisione dei pasti.

Le sfide diagnostiche

Una delle principali criticità evidenziate dalla ricerca riguarda la mancanza di consensus clinico sulla definizione e i criteri diagnostici dell'ortoressia nervosa. Il disturbo non è attualmente riconosciuto dal DSM-5 o dall'ICD, e questa lacuna si riflette nell'estrema eterogeneità degli strumenti di valutazione utilizzati negli studi.

I test più comunemente impiegati includono il ORTO-15, il Bratman Orthorexia Test (BOT) e l'ORTO-11, ma anche quando viene utilizzato lo stesso strumento, i diversi cut-off adottati portano a risultati significativamente diversi. Particolare preoccupazione emerge riguardo alle proprietà psicometriche dell'ORTO-15, con diversi studi che suggeriscono una possibile sovrastima della prevalenza dell'ortoressia.

Implicazioni per la formazione professionale

I risultati di questa ricerca sollevano questioni fondamentali per la formazione dei futuri nutrizionisti. La constatazione che gli studenti più avanzati mostrano tendenze ortoressiche inferiori suggerisce che l'educazione nutrizionale basata su evidenze scientifiche possa avere un effetto correttivo su misconcezioni e comportamenti alimentari rigidi.

Tuttavia, la presenza di comportamenti ortoressici significativi in questa popolazione professionale richiede lo sviluppo di strategie preventive specifiche. È essenziale che i programmi formativi includano moduli dedicati al riconoscimento dei propri comportamenti alimentari problematici e alla promozione di un approccio equilibrato all'alimentazione.

Limiti della ricerca attuale e prospettive future

La qualità metodologica degli studi inclusi nella revisione presenta diverse limitazioni. La maggioranza degli studi non ha effettuato calcoli del campione a priori, ha utilizzato processi di reclutamento non randomizzati e non ha fornito informazioni sui non-rispondenti. Meno della metà degli studi ha mostrato risultati internamente coerenti, limitando la possibilità di trarre conclusioni definitive.

L'assenza completa di studi sugli interventi terapeutici per l'ortoressia in questa popolazione rappresenta una lacuna significativa nella letteratura, evidenziando la necessità urgente di ricerca applicata per sviluppare strategie di trattamento evidence-based.

Verso una comprensione più profonda

L'ortoressia nervosa tra nutrizionisti e studenti di dietistica rappresenta un fenomeno complesso che richiede attenzione multidisciplinare. La ricerca futura dovrebbe focalizzarsi su studi longitudinali con gruppi di controllo per confermare i fattori di rischio identificati e sviluppare strumenti diagnostici standardizzati.

È fondamentale che la comunità professionale riconosca questa vulnerabilità specifica e sviluppi protocolli di screening e intervento precoce. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e ricerca sistematica sarà possibile mitigare le tendenze ortoressiche in questa popolazione cruciale per la promozione della salute nutrizionale.

La prevenzione dell'ortoressia tra i professionisti della nutrizione non rappresenta solo una questione di salute individuale, ma un imperativo per garantire che i futuri nutrizionisti possano offrire ai loro pazienti un modello di relazione equilibrata e sana con il cibo.

 

Link all'articolo: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38381921/